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Titolo: Escalation dei tumori: il Salento ormai muore come il resto d'Italia
Data: 17/03/2017 Fonte: lecceprima.it
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Escalation dei tumori: il Salento ormai muore come il resto d'Italia

News: LECCE – L’allarme è stato lanciato 25 anni fa e la profezia della Lilt si è fatalmente avverata: la provincia di Lecce ha recuperato terreno nella classifica nazionale dei decessi per tumore, registrando un significativo aumento del 30 percento nell’ultima stima del 2014. E, tra gli indiziati di questa escalation, compare innanzitutto l’omologazione degli stili di vita a rischio.

Il gap virtuoso che separava il Salento dall’industrializzato Nord del Paese si è annullato. Si muore anche qui, come nel resto d’Italia, allo stesso ritmo, e le abitudini sane e genuine di una volta, legate alla memoria contadina del territorio, sembrano un lontano ricordo.

La Lega contro i tumori ha reso noti gli ultimi dati aggiornati, quelli inseriti nel registro dei tumori provinciali, perché la riflessioni sui numeri è la chiave per l’approfondimento e la soluzione del problema. Dalla conferenza stampa tenuta presso Palazzo Adorno, a Lecce, alla presenza del dirigente generale della Asl di Lecce, Silvana Melli e del presidente della Provincia, Antonio Gabellone, non sono emerse novità di rilievo. Le statistiche hanno confermato che i “big killer” della salute pubblica, per i salentini, rimangono il carcinoma al polmone, quello alla vescica ed il cancro al seno che ha raddoppiato le vittime nel giro di breve tempo.

I dati grezzi, che non tengono in conto variabili come l’invecchiamento della popolazione, fotografano un aumento dei decessi di 846 unità in 25 anni. Il primo iniziato è il tumore al polmone (469 casi nel 2014) che sfora la media nazionale del 5,5, arrivando a registrare un 5,9.

L’anno nero della patologia, sul versante maschile, è stato il 2010; dopodiché il trend è leggermente calato fino a stabilizzarsi. La media oggi è del 0,1 contro l’8,2 italiano. Questo tipo di tumore, praticamente assente nella popolazione femminile fino a poco tempo fa, oggi fa registrare 76 decessi, per una media dell’1,9 percento, comunque al di sotto degli standard nazionali.

La situazione è, quindi, sotto controllo per le donne, se non fosse per il curioso picco di decessi registrato nella sola città di Lecce, finito sotto la lente di ingrandimento dei ricercatori e dei medici. I riflettori sono tutti puntati, quindi, su questo tipo di carcinoma e la storia di questa patologia aiuta gli esperti a vederci chiaro: “Vent’anni fa era impossibile trovare un solo caso tra le signore salentine, peraltro tutte impiegate come tabacchine, mentre gli uomini sembravano più esposti alla malattia – spiega l’oncologo Giuseppe Serravezza, noto esponente della Lilt -: nella maggior parte dei casi si trattava di emigranti di ritorno dai cantieri edili in Svizzera e, quindi, a stretto contatto con l’amianto”.

Il colpo di grazia, nel Salento, è stato inferto dal boom del comparto calzaturiero che ha rilanciato economicamente il territorio, chiudendo bene gli occhi sui fattori di rischio per la salute: “I primi opifici non possedevano neppure un registro di carico e scarico dei rifiuti speciali, smaltiti quindi illecitamente, bruciati e tombati – puntualizza il medico -. Questa scarsa attenzione e consapevolezza del problema è tra le cause degli indicatori medici così preoccupanti”...(continua)


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